Crediamo fortemente nel potenziale intrinseco degli individui e nelle loro capacità di ripresa e rinnovamento. A partire da questa premessa, sviluppiamo soluzioni innovative, di alto valore tecnologico, per la promozione del benessere e per la cura della persona in ambito psicologico. Con i nostri prodotti tecnologici e protocolli di trattamento innovativi puntiamo ad avere un impatto sociale significativo, con ricadute positive non solo sul singolo ma anche sulla collettività.
I nostri ServiziProgettiamo e sviluppiamo prodotti tecnologici e protocolli di cura evidence-based che si propongono di favorire l'efficacia degli interventi terapeutici e lo sviluppo del potenziale degli individui.
Tutti i servizi che eroghiamo sono strettamente connessi alla nostra attività di ricerca, fondamentale per migliorare costantemente i nostri servizi e, per il continuo sviluppo di prodotti innovativi finalizzati alla cura e alla promozione del benessere e della salute della persona, del gruppo e della famiglia.
Offriamo servizi di formazione e supervisione per i professionisti che vogliono integrare al loro interno l'utilizzo di strumentazioni tecnologiche e protocolli innovativi, orientati alla stimolazione dei fattori protettivi, per la cura delle dipendenze, della depressione, per la gestione dello stress e del dolore, come la neurostimolazione o l’uso di protocolli con Brain Computer Interface. Ogni percorso viene pensato e costruito ad hoc in base alla tipologia di trattamento e al disturbo.
Organizziamo corsi di formazione specialistici rivolti agli operatori dei settori in cui operiamo e alle aziende, anche finanziati e/o in convenzione con Università. Fondazioni, Enti pubblici/privati, Studi medici e Associazioni, site nel territorio italiano e all'estero.
Progettiamo percorsi di formazione finalizzati all'utilizzo dei nostri protocolli di trattamento innovativi. La finalità è quella di costruire una rete di professionisti che possa operare insieme, diventando così un punto di riferimento rispetto ai differenti territori e contesti sociali.
Abbiamo attivi percorsi di supervisione.
Founder e CEO
[email protected]
Dottore di ricerca in Psicologia, Psicoterapeuta Strategico e Ipnotista ericksoniano.
Dal 2005 insegna presso l'Università degli studi di Pavia “Psicologia Generale” e “Informatica”. Ha insegnato, presso la stessa Università, “Psicologia della comunicazione” e “Psicologia Sociale”.
Founder e CEO
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Dottore di ricerca in Psicologia, Psicoterapeuta Strategico e Ipnotista ericksoniano.
Dal 2005 insegna presso l'Università degli studi di Pavia “Psicologia Generale” e “Informatica”. Ha insegnato, presso la stessa Università, “Psicologia della comunicazione” e “Psicologia Sociale”.
È autore di libri e articoli scientifici anche di livello internazionale su diversi argomenti come le dipendenze patologiche, la resilienza e l'uso delle nuove tecnologie a scopo terapeutico, nonché di lavori metodologici sulla validazione di strumenti di valutazione e sulle reti neurali.
È stato Direttore Scientifico presso una Fondazione che si occupa di dipendenze patologiche. Attualmente è fondatore e direttore Scientifico della NOAH srl, che ha come oggetto sociale la cura e il benessere delle persone con l'uso di strumenti innovativi affiancati a strumenti tradizionali come l'ipnosi e la psicoterapia.
Dal 2005 pratica attività come psicoterapeuta e ipnoterapeuta e da diversi anni utilizza strumenti innovativi, come la neuro stimolazione o i serious games, affiancati all'ipnosi.
Co-Founder
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Dottore di ricerca in Psicologia, Psicoterapeuta Sistemico relazionale e Danzaterapeuta.
Dal 2005 insegna presso l'Università degli studi di Pavia, attualmente è professore a contratto di “Psicologia dell'Adolescenza” e “Psicologia Sociale”.
Co-Founder
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Dottore di ricerca in Psicologia, Psicoterapeuta Sistemico relazionale e Danzaterapeuta.
Dal 2005 insegna presso l'Università degli studi di Pavia, attualmente è professore a contratto di “Psicologia dell'Adolescenza” e “Psicologia Sociale”. Presso la stessa Università ha insegnato agli epg “Giftedness: aspetti clinici ed educativi”, “Aspetti emotivi e relazionali dello sviluppo”, “Osservazione ed intervento nei contesti educativi” e ha insegnato a Master e seminari materie relative all'area della psicologia dello sviluppo.
Ha partecipato alla progettazione e all'implementazione di progetti di intervento e ricerca, di carattere nazionale ed internazionale, nell'ambito della prevenzione e della promozione della salute di minori e famiglie, occupandosi anche in modo approfondito dei contesti scolastici.
È autrice di libri e articoli scientifici anche di livello internazionale su argomenti come le la resilienza, le dipendenze patologiche, la plusdotazione, sviluppo dell'identità e nuove tecnologie, bullismo, nonché di lavori metodologici sulla validazione di strumenti di valutazione.
Per molti anni ha collaborato con servizi residenziali per la cura delle dipendenze ed ha lavorato in un servizio ambulatoriale privato accreditato per la cura delle dipendenze patologiche, occupandosi anche dello sviluppo di percorsi di trattamento familiare e di gruppi terapeutici per i familiari.
Attualmente è co-fondatrice di NOAH srl, che ha come oggetto sociale la cura e il benessere delle persone attraverso l'uso di strumenti innovativi affiancati a strumenti tradizionali come la consulenza psicologica e la psicoterapia. È responsabile del progetto ArtemisLab per l'individuazione e il supporto dei soggetti gifted e di talento, e del progetto di sviluppo di un'applicazione per il supporto dei famigliari delle persone dipendenti.
Tutti i nostri progetti si sviluppano all'interno di specifici team di ricerca e sviluppo interdisciplinari, formati da professionisti altamente specializzati (psicologi, psicoterapeuti, artisti, medici, ricercatori, ingegneri, designer), che si impegnano ad integrare le loro conoscenze per creare nuove soluzioni per la promozione della salute e la cura della persona.
Le nuove tecnologie e il trattamento dei sintomi correlati della dipendenza
I sintomi della dipendenza possono variare a seconda della sostanza o del comportamento specifico di cui si abusa, ma alcuni segni e sintomi comuni includono: craving: Intenso impulso a usare droghe o a mettere in atto comportamenti che creano dipendenza. Perdita di controllo: Incapacità di regolare l'uso della sostanza o del comportamento, anche quando provoca conseguenze negative. Tolleranza: Bisogno di quantità maggiori di sostanza o di un impegno più intenso nel comportamento per ottenere gli effetti desiderati. Sintomi di astinenza: Sintomi fisici o emotivi negativi che si verificano quando si interrompe l’uso della sostanza o il comportamento dipendente. Uso continuato nonostante le conseguenze negative: Uso della sostanza o comportamento dipendente nonostante i problemi nelle relazioni sociali, lavoro o salute. Trascurare le responsabilità: Evitamento delle proprie responsabilità sul lavoro, a scuola o a casa a causa della dipendenza. Perdita di interesse in attività precedentemente piacevoli: Perdita di interesse per hobby o attività che prima erano piacevoli a causa della dipendenza. Problemi finanziari: Spesa eccessiva di denaro per la sostanza o il comportamento dipendente, con conseguenti difficoltà finanziarie. Cambiamenti nel comportamento: Cambiamenti di umore, comportamento o personalità, come ad esempio diventare irritabili o riservati. La dipendenza è una malattia complessa e cronica che colpisce ogni persona in modo diverso, anche se non tutti coloro che fanno uso di droghe o mettono in atto comportamenti di dipendenza sviluppano una dipendenza. Intervenire sui sintomi correlati alla dipendenza richiede in genere un approccio multidisciplinare che può comportare una combinazione di strategie. Come ad esempio: Cercare un aiuto professionale: La dipendenza è una malattia complessa che spesso richiede un intervento professionale. Le opzioni di trattamento possono includere terapia, farmaci o una combinazione di entrambi. Incoraggiare la cura di sé: uno stile di vita sano può aiutare a gestire i sintomi della dipendenza, come dormire a sufficienza, seguire una dieta equilibrata, fare esercizio fisico regolare e praticare tecniche di riduzione dello stress come la meditazione o lo yoga. Creare un ambiente di sostegno: il sostegno emotivo e un ambiente sicuro e stabile incoraggia l’astinenza. Frequentare gruppi di sostegno: Gruppi di sostegno come Alcolisti Anonimi o Narcotici Anonimi possono fornire un senso di comunità e aiutare le persone a mantenere la propria responsabilità. Affrontare i disturbi co-occorrenti: Molte persone affette da dipendenza soffrono anche di disturbi mentali co-occorrenti, come la depressione o l'ansia. Affrontare questi problemi di fondo può aiutare a gestire i sintomi della dipendenza. La dipendenza è una malattia cronica e complessa e spesso occorrono tempo e pazienza per gestire efficacemente i sintomi correlati. Il trattamento dei sintomi correlati alla dipendenza può migliorare significativamente il trattamento complessivo della dipendenza. I sintomi della dipendenza possono essere angoscianti e contribuire a creare un ciclo di dipendenza difficile da interrompere. Affrontando questi sintomi, le persone possono gestire meglio la loro dipendenza e migliorare le loro possibilità di recupero a lungo termine. Ad esempio, il trattamento dei sintomi di astinenza può rendere la disintossicazione più efficace e aumentare le probabilità di successo. Affrontare i disturbi mentali co-occorrenti può aiutare le persone a gestire le cause di fondo della dipendenza e a ridurre il rischio di ricaduta. Inoltre, la cura di sé può aiutare le persone a mantenere uno stile di vita sano e a ridurre lo stress, che può contribuire alla riduzione della dipendenza. Oltre a migliorare il trattamento della dipendenza, il trattamento dei sintomi correlati può anche migliorare il benessere generale e la qualità della vita. Ciò può rendere il processo di recupero più efficace e aiutare le persone a costruire le basi per un futuro più sano. Ogni trattamento della dipendenza dovrebbe inoltre includere anche la risoluzione delle cause profonde della dipendenza, la creazione di una solida rete di supporto e lo sviluppo di meccanismi di coping sani. Adottando un approccio olistico al trattamento, le persone possono massimizzare le loro possibilità di successo e raggiungere un recupero duraturo. Le nuove tecnologie hanno il potenziale per rivoluzionare il trattamento delle dipendenze, fornendo strumenti innovativi ed efficaci per la gestione dei sintomi correlati. Fra le più efficaci tecnologie che possono essere utili nel trattamento dei sintomi legati alla dipendenza: Terapeutici digitali: Le terapie digitali sono programmi software o app progettati per trattare condizioni specifiche come i sintomi legati alla dipendenza (come il craving o l'ansia). Le terapie digitali possono includere la terapia cognitivo-comportamentale, gli esercizi di mindfulness e altre tecniche evidence based. Realtà virtuale: La tecnologia della realtà virtuale può fornire esperienze realistiche che aiutano le persone a gestire i sintomi legati alla dipendenza. Ad esempio, gli ambienti VR possono simulare situazioni di stress o fattori scatenanti per aiutare le persone a mettere in pratica le abilità di coping in un ambiente sicuro e controllato. Dispositivi indossabili: I dispositivi indossabili, come gli smartwatch o i fitness tracker, possono fornire un feedback in tempo reale su misure fisiologiche come la frequenza cardiaca o la conduttanza cutanea, che possono essere utili per gestire sintomi come ansia o stress. Teleassistenza: Le tecnologie di teleassistenza, come le videoconferenze, possono mettere in contatto le persone con gli specialisti delle dipendenze e altri professionisti del settore sanitario comodamente da casa. Questo può essere particolarmente utile per le persone che possono avere difficoltà ad accedere al trattamento di persona. Tecnologia di biofeedback: La tecnologia del biofeedback utilizza sensori per misurare parametri fisiologici come la variabilità della frequenza cardiaca o la conduttanza cutanea. Questa tecnologia può aiutare le persone a imparare a gestire i livelli di stress e ansia, che possono essere un fattore scatenante dei comportamenti di dipendenza. Applicazioni mobili: applicazioni mobili come Sober Grid, che fornisce una rete di supporto sociale per le persone in fase di recupero, o A-CHESS, che fornisce risorse per gestire il craving e i fattori scatenanti, possono essere utili per le persone che gestiscono i sintomi legati alla dipendenza. Gamification: La gamification prevede l'utilizzo di elementi simili a quelli di un gioco per motivare gli individui a impegnarsi in comportamenti salutari. Questo approccio può essere utile per sviluppare terapie digitali che aiutino le persone a gestire i sintomi legati alla dipendenza. Stimolazione cerebrale: Le tecnologie di stimolazione cerebrale non invasive, come la stimolazione magnetica transcranica (TMS) o la stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), possono essere utilizzate per aiutare i soggetti a gestire i sintomi legati alla dipendenza alterando l'attività cerebrale. Sebbene queste tecnologie siano promettenti per il trattamento dei sintomi legati alla dipendenza, è importante notare che devono essere utilizzate come parte di un piano di trattamento completo che includa un supporto professionale e interventi basati su prove di efficacia. Come per ogni approccio terapeutico, è essenziale valutare l'efficacia e la sicurezza delle nuove tecnologie prima di implementarle nella pratica clinica. Il futuro del trattamento dei sintomi legati alle dipendenze con le nuove tecnologie sembra promettente. Con il continuo sviluppo e l'implementazione di tecnologie innovative, è probabile che emergano nuovi strumenti in grado di aiutare le persone a gestire in modo più efficace i sintomi legati alla dipendenza. Alcune aree che potrebbero registrare una crescita significativa nell'uso delle nuove tecnologie come l’Intelligenza artificiale (AI), che può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati e sviluppare piani di trattamento personalizzati per le persone con sintomi di dipendenza. L'IA può anche essere utilizzata per sviluppare interventi più efficaci e prevedere il rischio di ricaduta. In definitiva, il futuro del trattamento dei sintomi legati alle dipendenze con le nuove tecnologie sembra promettente. Sviluppando e implementando strumenti innovativi, gli operatori sanitari possono supportare meglio le persone nella gestione dei sintomi legati alla dipendenza e nel raggiungimento di un recupero duraturo.
Leggi tuttoSerious games per smettere di fumare
Serious games per smettere di fumare Il fumo da sigaretta è una delle principali cause di problemi di salute nel mondo, con conseguenze che possono portare anche alla morte (World Health Organization, 2018). Anche per questo, da anni la scienza cerca di trovare sempre nuovi metodi innovativi che possano aiutare le persone a smettere di fumare. Di recente, le ricerche si stanno concentrando sullo studio e il coinvolgimento delle nuove tecnologie, che, nella cura della dipendenza da fumo e nicotina, potrebbero giocare un ruolo fondamentale per migliorare la salute di chi fuma. Molte ricerche hanno infatti mostrato come l’utilizzo di applicazioni e videogiochi possa aiutare i fumatori a resistere al craving, spostando, ad esempio, l’attenzione dal desiderio di fumare, al gioco (Schlam & Baker, 2020). Alcuni studi (Stitzer, Rand, Bigelow & Mead, 1986) hanno mostrato che uno dei metodi più efficaci per smettere di fumare è quello di ricevere ricompense (es. economiche, sociali ecc.) in seguito all’astensione (prolungata) dal fumo. I ricercatori Raiff, Fortugno, Scherlis e Rapoza (2018) hanno infatti sviluppato un videogioco che potesse fornire all’utente, in seguito a periodi di astinenza, delle ricompense legate all’esperienza di gioco. Il prototipo “Inspired” (https://games.jmir.org/) da loro creato aveva come obiettivo quello della crescita individuale, possibile grazie all’accumulamento di punti e l’avanzamento dei livelli al casual game. I punti potevano essere accumulati anche tramite periodi di astensione dal fumo e permettevano, oltre a comprare oggetti utili all’avanzamento dei livelli, anche di interagire con altri giocatori. Era infatti possibile per l’utente collegarsi con altri giocatori e vedere i loro periodi di astensione, scrivere loro messaggi motivazionali e di incoraggiamento, e inviare loro regali utili all’avanzamento del gioco, permettendo all’utente di creare una rete sociale di supporto. La particolarità e la novità di questo videogioco consistono infatti proprio nella sua possibilità di ottenere o inviare ricompense sociali legate al gioco con altri giocatori, aumentando la motivazione a smettere di fumare. Gli utenti della versione prova si sono inoltre dichiarati disposti a pagare l’applicazione anche decide o centinaia di dollari (una volta messa in commercio) e di aver preferito questo metodo rispetto agli aiuti che classicamente si adottano per smettere di fumare (es. cerotti alla nicotina). Altri ricercatori hanno invece usato i serious games basandosi sulla teoria dei “Sé possibili” (Markus & Nurius, 1986), vale a dire la modalità con cui gli individui pensano a sé stessi, al loro potenziale e al loro futuro e possono includere i sé temuti e/o i sé desiderati. Questa teoria è basata su studi che hanno dimostrato come individui con una capacità di immaginare il futuro a lungo termine hanno anche meno probabilità di fare uso di sostanze e di essere esposti a malattie (D'Alessio et al., 2003). Anche se il termine "Sé possibili" non è stato specificamente impiegato dai ricercatori nel campo dei giochi educativi, diversi studi hanno già esaminato gli effetti degli avatar come rappresentazioni digitali e visualizzabili dei sé possibili sul comportamento degli individui in ambienti virtuali (Fox e Bailenson, 2009). I risultati hanno rivelato che vedere i possibili Sé, sia quelli desiderati che quelli temuti, portava ad un effettivo cambiamento dei comportamenti. Proprio partendo da questi dati, i ricercatori Song et al. (2013) hanno condotto uno studio con l’obiettivo di valutare se l’osservazione delle conseguenze che il fumo causa sul corpo di un avatar, aumenti anche la percezione del rischio e l'atteggiamento negativo verso il fumo, portando all'intenzione di smettere di fumare. Per farlo, hanno creato un videogioco in cui si permetteva ai partecipanti di creare un avatar con una foto del proprio volto e si offriva loro la possibilità di fumare o resistere alla tentazione del fumo. Se i partecipanti non resistevano alle sigarette, il videogioco modificava il volto del proprio avatar, aumentando le rughe e peggiorando l’aspetto della pelle. I risultati hanno mostrato che coloro che vedevano gli effetti del fumo direttamente sul proprio volto, mostravano una maggiore percezione dei rischi, un atteggiamento più negativo verso il fumo e una maggiore intenzione di smettere di fumare. Nonostante queste nuove tecnologie mostrino ottimi effetti sull’intenzione di smettere di fumare, i videogiochi descritti non sono da intendere come sostituti dei metodi più convenzionali come la farmacoterapia o la psicoterapia; ma più realisticamente potrebbero essere adottati parallelamente a questi, ed essere concepiti come un mezzo aggiuntivo per tutti coloro che desiderano smettere di fumare e vorrebbero una distrazione da quel desiderio. Autori:Bonfiglio Natale Salvatore, Ph.D.Dott.ssa Dilda Martina -D’Alessio, M., Guarino, A., De Pascalis, V., & Zimbardo, P. G. (2003). Testing Zimbardo’s stanford time perspective inventory (STPI) short form: An Italian study. Time & Society, 12, 333–347. http://dx.doi.org/10.1177/0961463X030 122010. -Fox, J., & Bailenson, J. N. (2009). Virtual self-modeling: The effects of vicarious reinforcement and identification on exercise behaviors. Media Psychology, 12, 1–25. http://dx.doi.org/10.1080/15213260802669474. -Markus, H., & Nurius, P. (1986). Possible selves. American Psychologist, 41, 964–969. -Schlam, TR, & Baker, TB (2020). Playing Around with Quitting Smoking: A Randomized Pilot Trial of Mobile Games as a Craving Response Strategy. GAMES FOR HEALTH JOURNAL: Research, Development, and Clinical Applications Volume 9, Number 1. DOI: 10.1089/g4h.2019.0030 -Song, H., Kim, J., Kwon, R.J., Jung, Y. (2013). Anti-smoking educational game using avatars as visualized possible selves. Computers in Human Behavior 29 (2013) 2029–2036. - Stitzer ML, Rand CS, Bigelow GE, Mead AM. Contingent payment procedures for smoking reduction and cessation. J Appl Behav Anal 1986;19(2):197-202 -Raiff, B.R., Fortugno, N., Scherlis, D.R., Rapoza, D. (2018). A Mobile Game to Support Smoking Cessation: Prototype Assessment. JMIR Serious Games 6(2): e11. doi: 10.2196/games.9599 -World Health Organization. 2018 Mar 9. Tobacco URL: http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs339/en/
Leggi tuttoVuoi smettere di fumare? Basta un’APP!
Smettere di fumare è una sfida considerata quasi impossibile dai fumatori, i quali spesso faticano a gestire le voglie ed interrompere la cattiva abitudine. Per questo motivo, i fumatori sono da sempre alla ricerca di strategie che possano aiutarli ad uscire dalla dipendenza da nicotina. Diverse soluzioni si sono rivelate utili ad oggi, come cerotti alla nicotina, sigarette elettroniche o libri motivazionali. Da qualche anno a questa parte però, la ricerca sembra aver ampliato ulteriormente gli studi sui trattamenti per smettere di fumare e una delle strade che sembrano essere più promettenti è quella che vede l’utilizzo di APP per smartphone. In particolare, gli studi si sono concentrati su se e quanto l’utilizzo di videogiochi possa essere utile nella gestione del craving, utilizzando le APP per direzionare l’attenzione verso il gioco nel momento in cui “le voglie” si fanno più intense e difficili da gestire. Proprio con questo obiettivo, Schlam e Baker nel 2020 hanno condotto uno studio con 30 fumatori, assegnando causalmente a metà di loro uno smartphone e dei videogiochi con cui giocare quando sentivano lo stimolo di fumare. Le applicazioni utilizzate nello studio comprendevano diversi tipi di APP come giochi di carte (solitario), giochi di puzzle (es. Cut the Rope) o giochi di parole (Classic Word Plus). I giochi che i partecipanti hanno dichiarato come più efficaci erano quelli che offrivano delle prove abbastanza sfidanti da poterli distrarre dal desiderio di fumare, ma non eccessivamente difficili da creare loro frustrazione e smettere di giocare. Il gioco più utilizzato e apprezzato è stato infatti “Solitario”, uno di quelli ritenuti meno complessi. Sulla base delle risposte che i partecipanti fornivano prima e dopo aver utilizzato i videogiochi, questi sembrano aver avuto un effetto sull’intensità del desiderio di fumare, confermando l’ipotesi per cui i giochi potrebbero offrire degli stimoli per tenere la mente occupata. Anche lo studio di Skorka-Brown (2014) dimostra come per i fumatori, giocare a Tetris per 3 minuti riduceva la forza del desiderio e la vivacità dell'immagine del desiderio. Questo risultato supporta la “Teoria dell'intrusione elaborata” (Kavanagh et al., 2005), secondo la quale le immagini hanno un ruolo centrale nel craving e che lo sviluppo, il mantenimento e l'elaborazione delle immagini del craving richiedono risorse della memoria di lavoro, in particolare della memoria di lavoro visuospaziale. In atre parole, le immagini sensoriali visive emotivamente significative (tipiche dell’esperienza di craving) rappresenterebbero il trigger (cioè la scintilla) all’uso della nicotina, mantenendone vivo il desiderio. Un gioco “visuospaziale” come Tetris ridurrebbe così il desiderio di usare nicotina nel momento in cui il craving è presente. Nella ricerca di Schlam e Baker (2020) inoltre, i partecipanti hanno mostrato anche un risultato inaspettato, essi infatti hanno utilizzato i videogiochi solo per la prima delle quattro settimane previste nell’esperimento, nonostante avessero dichiarato che questi li aiutassero a diminuire il desiderio. I partecipanti infatti hanno avuto un deciso calo della frequenza di utilizzo delle APP, scaricando sullo Smartphone anche videogiochi esterni, non previsti dall’esperimento. Sono state formulate due spiegazioni per questo risultato, la prima riguarda l’idea per cui i giochi proposti non fossero abbastanza interessanti per i partecipanti. La seconda, invece, ipotizza che le domande a cui erano stati sottoposti li avesse infastiditi a lungo andare (esempio le domande sulla frequenza di utilizzo dell’applicazione, sull’intensità del desiderio di fumare ecc.). Infine, le persone più appassionate ai videogiochi erano state escluse dall’esperimento e questo potrebbe aver influenzato i risultati. Nonostante il campione di questo esperimento pilota fosse molto piccolo e i dati vadano analizzati con cautela, complessivamente i risultati sembrano dare buone speranze, incoraggiando esplorazioni future più approfondite sull’utilizzo di videogiochi come strategia di gestione del craving da nicotina. Autori: Bonfiglio Natale Salvatore, Ph.D. Dott.ssa Dilda Martina Bibliografia -Kavanagh, D. J., Andrade, J., & May, J. (2005). Imaginary relish and exquisite torture: The Elaborated Intrusion theory of desire. Psychological Review, 112, 446-467. -Schlam, TR, & Baker, TB (2020). Playing Around with Quitting Smoking: A Randomized Pilot Trial of Mobile Games as a Craving Response Strategy. GAMES FOR HEALTH JOURNAL: Research, Development, and Clinical Applications Volume 9, Number 1. DOI: 10.1089/g4h.2019.0030 -Skorka-Brown, J., Andrade, J. & May, J. (2014). Playing 'Tetris' reduces the strength, frequency and vividness of naturally occurring cravings. Appetite, 76, 161-165. http://dx.doi.org/10.1016/j.appet.2014.01.073
Leggi tuttoSetting virtuali: i più adatti per inibire la paura di mettersi alla guida
Tecnicamente la paura di guidare si definisce amaxofobia (da greco amaxos, che vuol dire “carro”) e colpisce circa il 7% della popolazione. È una fobia specifica e le persone che soffrono di un disturbo d’ansia quale la fobia specifica hanno livelli di vigilanza e attenzione superiore ai soggetti sani (White et al. 2009). Sono predisposti a porre una grande attenzione a tutti gli elementi e agli attori che interagiscono in un contesto o situazione. Nelle fobie situazionali, come la paura di guidare, l’oggetto fobico è in realtà complesso e imprevedibile, in quanto le proprietà della strada, il traffico, il tipo di veicolo, gli agenti atmosferici sono mutevoli. Essendo lo scenario così mutevole e dinamico, l’attenzione e il sistema di vigilanza sono continuamente richiamati da stimoli ritenuti minacciosi. Ciò stimola e mantiene attivo il sistema di attenzione e vigilanza. La paura di guidare è piuttosto comune ed assume caratteristiche particolari che variano da persona a persona, sia per l’esordio, che per il numero e tipo di situazioni temute. L’esordio della paura può variare. C’è chi ha sempre temuto l’idea di mettersi alla guida, e allora non ha mai neanche provato, c’è chi ha tentato, senza però riuscire a contenere l’ansia, e chi ha smesso di guidare a seguito di incidenti o esperienze traumatiche. Le situazioni più comunemente temute riguardano gli orari di punta, il traffico, le autostrade, le svolte a sinistra, le immissioni. C’è chi ha paura a sorpassare, a guidare in montagna (tra salite e discese), e c’è chi evita i parcheggi in serie. Altri ancora guidano regolarmente ma temono la neve, la pioggia o la nebbia (Costa et al., 2018). Per superare una paura come quella di guidare, bisogna essere disposti ad esporsi al rischio. È quanto è stato spiegato nel recente articolo di Costa e colleghi (2018) che descrive il paradigma alla base del trattamento tradizionale delle fobie, ovvero il paradigma di esposizione al rischio. L’efficacia di una terapia di esposizione, non è l’assenza di paura, ma l’aumentata capacità di inibire la risposta emotiva (Craske et al., 2008). Ciò che si elimina non è la paura ma l’automatismo dell’associazione tra oggetto fobico e paura. Un modo per applicare questo paradigma è l’uso della realtà virtuale (VR), che sta dando prova di essere uno strumento capace di migliorare la qualità della vita delle persone, dando modo di affrontare le proprie paure. L’efficacia della realtà virtuale è riconosciuta a livello sperimentale (Costa et al. 2018; Wald & Taylor 2000). È stato infatti dimostrato che i setting virtuali risultano sufficienti ad innescare la reazione di ansia e agitazione controllata nelle persone con fobie specifiche (Mühlberger et al. 2007). Ciò significa che la realtà virtuale, che non è equiparabile alle situazioni reali, lascia un margine di libertà adeguato per poter mettere in pratica delle strategie per fronteggiare la paura. La VR permette di controllare tutte le possibili condizioni di guida, compreso il meteo e il traffico, ed è quindi uno strumento ideale per apprendere e fare proprie le strategie di rilassamento che hanno lo scopo di spostare l’attenzione dallo stimolo fobico e allenare la persona a controllare e modulare la propria risposta emotiva nelle varie situazioni temute. Il vantaggio è proprio la possibilità di scegliere a quali e quante situazioni esporsi, predisponendo una gradualità modulabile e una personalizzazione ad hoc per ogni caso. Di fatto, la paura è una funzione essenziale per tutti gli esseri viventi, poiché il sistema di vigilanza e attenzione è sempre portato ad identificare il rischio. È però possibile, attraverso tecniche di rilassamento, imparare una nuova risposta emotiva e comportamentale da sostituire allo stato di paura. In questo modo si inibisce e si interrompe la crisi di ansia o l’attivazione emotiva della paura in favore di un comportamento più rilassato, avendo la consapevolezza che la paura non è scatenata da un rischio effettivo e reale per la propria sicurezza. In questo senso, apprendere e applicare alcune strategie (che sono finalizzate al controllo emotivo e alla regolazione del comportamento), permette di avviare quindi il processo di inibizione della paura, che può essere difficoltoso in situazioni reali. Questa è la ragione per cui spesso le terapie classiche si interrompono nella sua fase iniziale. Infatti, circa il 60% delle persone che hanno paura di guidare rifiutano - a prescindere - un trattamento se prevede l’esposizione alla situazione scatenante (Costa et al. 2018). L’uso della realtà virtuale può sicuramente aiutare le persone ad approcciare diversamente il problema e a ridurre i rischi di drop-out. È possibile, quindi, migliorare la qualità della vita delle persone con la fobia di guidare, che spesso si vedono costrette ad evitare certe situazioni, limitando l’indipendenza e la socialità. Riferimenti Craske, M. G., Kircanski, K., Zelikowsky, M., Mystkowski, J., Chowdhury, N., & Baker, A. (2008). Optimizing inhibitory learning during exposure therapy. Behaviour Research and Therapy, 46(1), 5–27. https://doi.org/10.1016/j.brat.2007.10.003 Costa, R. T. D., Carvalho, M. R. D., Ribeiro, P., & Nardi, A. E. (2018). Virtual reality exposure therapy for fear of driving: analysis of clinical characteristics, physiological response, and sense of presence. Revista brasileira de psiquiatria, (AHEAD), 0-0. Mühlberger, A., Bülthoff, H. H., Wiedemann, G., & Pauli, P. (2007). Virtual reality for the psychophysiological assessment of phobic fear: responses during virtual tunnel driving. Psychological assessment, 19(3), 340. Wald, J., & Taylor, S. (2000). Efficacy of virtual reality exposure therapy to treat driving phobia: a case report. Journal of behavior therapy and experimental psychiatry, 31(3-4), 249-257. White, L., Helfinstein, S., Reeb-Sutherland, B., Degnan, K., & Fox, N. (2009). Role of Attention in the Regulation of Fear and Anxiety. Developmental neuroscience, 31, 309–317. https://doi.org/10.1159/000216542
Leggi tuttoLa fobia delle siringhe: superiamola con la realtà virtuale
L’emergenza Covid ci ha costretto a cambiare molte delle nostre abitudini di vita ma la possibilità di uscire gradualmente e definitivamente dalla pandemia, e riprendere la nostra vita come prima, è sempre più concreta e realizzabile grazie alla possibilità di vaccinarsi. Purtroppo per alcune persone vaccinarsi potrebbe essere un problema a causa della loro paura per le siringhe. Esiste infatti una vera e propria fobia degli aghi chiamata belonefobia, in inglese blood-injection-injury phobia. Si tratta di una paura patologica piuttosto comune nei confronti di aghi, iniezioni, sangue e ferite che può provocare ansia, attacchi di panico, svenimenti, mancanza di respiro e tachicardia. Ne deriva che anche un’azione semplice come un banale esame del sangue o, appunto, una vaccinazione possono causare un forte disagio e possono rappresentare un ostacolo insormontabile per le persone che soffrono di questa fobia. Nella situazione di emergenza in cui stiamo vivendo da oltre un anno a causa del Covid questa paura incontrollabile di aghi e siringhe diventa per molti un serio ostacolo alla vaccinazione e quindi allontana la possibilità di proteggersi dalle conseguenze del virus. Questa, come molte altre fobie che influenzano negativamente la nostra vita, può essere superata con successo e in tempi relativamente brevi con il supporto di un aiuto specialistico e con soluzioni terapeutiche innovative. In particolare le nuove tecnologie possono aiutare ad affrontare efficacemente questa fobia attraverso protocolli che utilizzano scenari di realtà virtuale e tecniche di rilassamento abbinati. Alcuni di questi scenari sono stati messi a punto da psicologi esperti del team PSIOUS (www.psious.com) e vengono utilizzati con successo dal nostro team di specialisti da diverso tempo. Gli scenari sono stati costruiti su basi scientifiche, così come i protocolli di trattamento, ed hanno la caratteristica di poter essere usati anche a distanza oltre che in presenza, attraverso l'utilizzo di un visore di realtà virtuale o, in alternativa, di uno smartphone. Tramite questi device, e sotto la guida in uno specialista esperto, sarà definitivamente possibile affrontare questa paura in modo efficace e attraverso alcuni incontri, abbassare la propria ansia e superare la paura delle iniezioni, del sangue e delle ferite. Per maggiori informazioni contattaci [email protected]
Leggi tuttoFamiglia e dipendenza: prendersi cura di chi si prende cura
Di Roberta Renati Ph.D Psicologa-Psicoterapeuta Specializzata nel supporto dei famigliari di persone dipendenti La dipendenza è una malattia, un disturbo cerebrale prodotto da una complessa interrelazione di fattori biologici e contestuali. A differenza di altre malattie, in cui la persona è consapevole di essere malata e accetta la malattia, va dal dottore e, anche a malincuore, segue una specifica cura per stare meglio, l’essenza della dipendenza è che tipicamente la persona che ne soffre nega la malattia, non ne è consapevole, minimizza il problema. Le persone che soffrono di dipendenza investono tantissime energie nel nascondere a sé stessi e agli altri che hanno un problema e che non riescono a gestirlo; questa negazione della malattia li porta a dire che “questa è l’ultima volta”… “ce la farò da solo/a”, ma con il passare del tempo è chiaro che non ci riescono, la situazione non fa che peggiorare, si attiva una spirale perversa che intacca, spesso in modo drammatico, tutte le aree di vita del soggetto. Nella maggioranza delle situazioni sono i famigliari e gli amici più intimi a sostenere la persona che ha la dipendenza nel cercare aiuto. In particolare, sono i familiari, soprattutto se la persona cara che soffre di dipendenza vive con loro, i primi a rispondere a questa drammatica emergenza, e spesso non sanno come fare. Sono loro che sono in prima linea e che vengono travolti dalle intense ondate emotive legate alle reazioni della persona cara e, al tempo stesso dei propri sentimenti, spesso contrastanti. In generale è stata data poca attenzione a quel che accade nel contesto domestico, dove i famigliari giocano ogni giorno la partita nel cercare di mantenere la vicinanza con la persona cara che soffre di dipendenza e persuaderla a cercare aiuto. La dipendenza è quindi una patologia che mina e colpisce non solo la persona dipendente, ma anche la sua sfera relazionale e famigliare, e, primi fra tutti, coloro che se ne prendono cura, i caregiver. Il caregiver di una persona dipendente è il famigliare o una persona cara coinvolta e spesso responsabile della cura, dei trattamenti e del sostegno della persona dipendente, nonché del suo sostegno morale ed emotivo. Il caregiver fornisce costantemente vicinanza e supporto, ed è attivamente coinvolto nelle varie fasi di vita e di riabilitazione del famigliare. La sua delicata posizione lo espone quindi a situazioni che possono essere estremamente stressanti, che possono avere ripercussioni sul suo benessere psicofisico personale. Le attività di care (prendersi cura) hanno inevitabilmente delle influenze sullo stato di salute, relazionale, sociale, emotivo ed economico del caregiver. In letteratura, l’insieme di tali ripercussioni viene descritto con il termine burden (letteralmente, “fardello”), e può riguardare differenti dimensioni: si parla di burden fisico quando si intende definire la compromissione della salute del caregiver sul piano corporeo (come disturbi del sonno, alterazioni di pressione arteriosa e cardiaca, ulcere..); di burden emotivo, per indicare il peso legato soprattutto ai sentimenti di frustrazione, rabbia e vergogna che spesso li avviliscono; e di burden sociale, riferendosi all’isolamento e alla trascuratezza delle attività che i caregiver erano soliti fare e a cui sentono di non potersi più dedicare come vorrebbero, quali , per esempio, lavoro, amicizie, rapporti e hobby. La dipendenza quindi, nelle sue varie configurazioni e sfumature, non intacca solamente la sfera individuale, ma contamina necessariamente anche il contesto famigliare di cui l’individuo fa parte, sovraccaricandolo. Insieme al senso di sovraccarico generale, il caregiver sperimenta spesso forti sensi di inadeguatezza, che trovano espressione in altri vissuti, quali smarrimento, rabbia, frustrazione, solitudine, disagio relazionale e senso di abbandono, ma anche timore e angoscia per il futuro. Tali vissuti derivano anche dalla percezione di non potersi assentare, ammalare o dedicare ad altro, sentendosi quasi in dovere e costretti ad investire sé stessi, costantemente, nel sostegno e nella cura del proprio caro. La letteratura clinica ci dice che l’impatto che la dipendenza ha sulla famiglia può variare in base al ruolo che la persona dipendente ha all’interno del sistema familiare: per esempio, la dipendenza di un figlio avrà un effetto diverso sul contesto familiare rispetto a quella che potrebbe avere la dipendenza di un padre. Inoltre, l’esperienza e il peso del prendersi cura non variano solo tra i diversi ruoli famigliari, ma sono soggetti anche a fattori economici, sociali e culturali. Ciononostante, è possibile individuare un pattern di elementi, esperienze e vissuti comuni, che solitamente accompagnano il caregiver, come: preoccupazioni per la famiglia ed il futuro; mancanza di adeguate e accurate informazioni sulla dipendenza; situazioni stressanti, stremanti e di difficile gestione; problemi di salute fisica, con elevati livelli di stress e stanchezza; e barriere, che ostacolano la fruizione di un supporto affidabile ed equilibrato. Sono molti quindi gli effetti negativi che si ripercuotono sul caregiver: solitudine, isolamento, stanchezza, insofferenza, ansia, depressione, ma anche sentimenti di colpa, apprensione, preoccupazione, confusione, e nelle situazioni più compromesse anche pensieri suicidari. Gli effetti negativi si verificano anche sulle relazioni, in particolare quelle con il famigliare dipendente, ma non solo: prendono vita problemi lavorativi, che contribuiscono a causare difficoltà finanziarie ed economiche; una vita sociale ristretta e limitata; un uso distorto e potenzialmente sproporzionato di farmaci e altri prodotti, come cibo, alcol e tabacco. Inoltre, il disagio si estende anche all’intero sistema famigliare, compromettendo routine, ruoli ed equilibri: l’abituale vita famigliare diviene limitata e ristretta, poiché lo spettro della dipendenza affligge anche eventi di vita comune, riducendo così il benessere della vita quotidiana. I caregiver si sentono messi in difficoltà anche dallo stigma sociale che percepiscono e a cui sono sottoposti: i pregiudizi e la disapprovazione sociale collegati alla dipendenza del famigliare generano sentimenti di vergogna ed imbarazzo. Infatti, rispetto ad altre patologie, i famigliari di persone dipendenti risultano essere più duramente giudicate e stigmatizzate, poiché spesso viene loro attribuito un ruolo non solo nell’insorgenza della malattia, ma anche nelle ricadute. Il timore dello stigma e del giudizio può portare i caregiver ad auto-isolarsi dal contesto sociale in cui sono inseriti, cercando di nascondere agli occhi degli altri la dipendenza del proprio caro e le ripercussioni che essa ha sulla loro vita. Il timore di esporsi, di essere giudicati e la paura di aprirsi per timore di essere feriti ed etichettati è comune tra i caregiver. Tutto ciò non fa altro che contribuire alla cristallizzazione della sofferenza e ad acuire l’isolamento sociale, aspetti che incidono fortemente sul benessere emotivo. Infatti, il ritiro sociale e la conseguente riduzione delle attività interpersonali di svago riducono la percezione di una buona qualità di vita, predisponendo a sintomi e spunti depressivi. Uno degli aspetti sicuramente più danneggiati è quindi il network sociale, principalmente a causa delle mancanze di svago, di tempo libero da dedicare a sé stessi e ai cambiamenti delle routine famigliari. L’importanza di creare e mantenere relazioni positive e un supporto sociale è quindi fondamentale, soprattutto perché contribuiscono alla percezione di una qualità di vita migliore. La sofferenza dei caregiver è poi amplificata dai sentimenti di frustrazione, di colpa e di inadeguatezza: spesso, infatti, i caregiver si sentono impotenti davanti alla dipendenza, che faticano a codificare come una vera e propria patologia. I bisogni dei caregiver si configurano quindi a partire da mancanze: si sentono manchevoli di un reale supporto, che li aiuti a fronteggiare in modo corretto e funzionale la dipendenza in cui sono coinvolti e da cui sono stravolti. È perciò fondamentale per loro avere accesso a conoscenze e informazioni chiare, precise e specifiche sulla dipendenza e sui trattamenti, aspetti che li possono aiutare a riconoscere la malattia, e a identificarne i tratti e i segnali. Inoltre, i caregiver necessitano di informazioni su servizi specifici a loro dedicati: oltre ad un accesso rapido e tempestivo a informazioni concrete, è per loro fondamentale ricevere una forma di supporto valida, affidabile e facilmente accessibile, che permetta loro di fronteggiare le difficoltà, promuovendo strategie di gestione della situazione più funzionali, utili anche a promuovere il loro benessere psico-fisico. È per loro fondamentale adottare strategie utili a ridurre i loro livelli di stress, cercando di focalizzarsi sugli aspetti positivi della propria vita. È fondamentale a fornire ai caregiver strumenti utili e funzionali ad acquisire conoscenze e consapevolezza non solo sulla condizione del proprio famigliare, ma anche, e soprattutto, sul proprio sovraccarico e sul proprio benessere, che dev’essere promosso e salvaguardato. Abbiamo attivo un servizio specializzato dedicato ai famigliari delle persone con dipendenza, a cui è possibile accedere sia in presenza che da remoto. Da anni è attivo il gruppo di supporto per famigliari “PIT-STOP”, orientato alla promozione delle risorse resilienti. Per informazioni [email protected]
Leggi tuttoSe siete interessati ad avere ulteriori informazioni sui nostri servizi o a prendere un appuntamento, potete scriverci all'indirizzo mail [email protected] oppure compilare la scheda che trovate qui di seguito nella pagina con i nostri contatti.
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