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27/6/2020

RETI NEURALI E RESILIENZA: UN AIUTO PER PROGRAMMI DI CURA DELLA DIPENDENZA

La dipendenza da sostanze è un disturbo cronico caratterizzato dalla compulsione nella ricerca e nell’assunzione delle droghe, dalla perdita di controllo nel limitarne il consumo e dall’emergere di stati emotivi negativi nel momento in cui è impedito l’accesso alla sostanza. La dipendenza è stata definita anche come un disturbo biocomportamentale, cioè un disturbo profondamente legato sia ad una vulnerabilità psicosociale che ad una vulnerabilità genetica e biologica (Koob e LeMoal, 2005).

Molti studi assegnano un ruolo centrale allo stress nel determinare o esacerbare la condizione di dipendenza. Lo stress o sindrome generale di adattamento è una risposta aspecifica a qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente; una risposta di reazione e adattamento dell’organismo agli stressor (psicologica, fisiologica e comportamentale); le conseguenti strategie di coping messe in atto da un individuo per far fronte allo stress e alle avversità, sono utili per promuovere un adattamento. Recenti sviluppi nel campo delle neuroscienze hanno comunque rivelato l’esistenza di componenti determinanti per la flessibilità del cervello e per la sua vulnerabilità allo stress. Solo una piccola percentuale di persone sottoposte al carico di stress sviluppa una dipendenza da sostanze, mentre la percentuale maggiore risponde con successo allo stress grazie al processo allostatico, attivando così una risposta resiliente (Nibuya, et al., 2012).

La resilienza rappresenta un ambito di studio particolarmente interessante e la letteratura specifica sul tema ha fornito molte definizioni. Essa presuppone la presenza di fattori di rischio (avversità, trauma, ferita psicologica ecc.) e di un adattamento positivo in risposta ai life events stressanti. La resilienza è un processo (Luthar, Cicchetti and Becker, 2000) in cui i fattori protettivi interagiscono con i fattori di rischio, coinvolgendo a pieno titolo anche l’ambiente di vita del soggetto, e in cui si evidenzia un cambiamento positivo nella traiettoria di vita della persona, nonostante la presenza di avversità.

Il processo resiliente, quindi, non racchiude solo la condizione di adattamento, ma anche le pratiche e le strategie che l’individuo mette in atto per attenuare il disagio psicologico connesso all’esposizione all’evento avverso. Se pensiamo che le persone resilienti sembrano essere maggiormente in grado di far fronte a situazioni di stress psicologico ed emotivo, e ciò permette loro di sviluppare e mettere in atto comportamenti adattivi, possiamo ipotizzare che la resilienza sia correlata a disposizioni di auto-ripresa (self-righting) e ai meccanismi protettivi che funzionano in risposta agli stressor (Rutter, 1987).

Un nostro recente lavoro (Bonfiglio et al., 2018) ha voluto verificare quanto i fattori e le risorse resilienti siano buoni perdittori di outcome positivi nel trattamento della dipendenza da sostanze, utilizzando le reti neurali come strumento di analisi predittivo.

I risultati ottenuti in questo lavoro appaiono rilevanti dal punto di vista metodologico, in quanto si esplora la relazione stress-coping-resilienza nell’ambito della dipendenza da sostanze, attraverso l’uso di un modello predittivo con una rete neurale. Importanti paiono essere anche i risultati sul piano dei programmi di cura. L’ipotesi che nella cura della dipendenza da sostanze, alcuni fattori di resilienza e le strategie di coping assumano un peso significativo, è stata infatti confermata, aprendo la possibilità di sviluppare nuovi e più incisivi programmi di trattamento che si focalizzino su alcuni specifici fattori.

Nel modello predittivo, le variabili riferite ai fattori di resilienza hanno ottenuto pesi considerevoli, evidenziando così la loro rilevanza nel predire gli outcome di cura, al pari di variabili quali il grado di istruzione e lo stato civile, note in letteratura come determinanti nel trattamento della dipendenza da sostanze. Contrariamente a quanto spesso riferito dalla letteratura, invece, variabili come l’astinenza, l’età di inizio dell’uso di sostanze e l’essere polidipendente, rientrano nel modello predittivo ma sembrano avere pesi minori anche se significativi.

In particolare, rispetto ai fattori di resilienza, si è evidenziato come diversi fattori paiono essere incisivi, in special modo emerge il ruolo primario della “coesione famigliare” e della  “percezione del futuro”, la prima riferita alla presenza di una rete famigliare supportiva e, la seconda, che enfatizza il ruolo positivo della capacità della persona di attivarsi pianificando degli obiettivi per il proprio futuro, che vanno anche oltre il proposito di mantenere l’astinenza, e che si riferiscono al desiderio di cambiare, riprendendo in mano la propria vita.

I risultati ottenuti in questo studio pilota sono promettenti e danno valore al modello stress-coping-resilienza, già considerato come schema di riferimento per la cura delle dipendenze patologiche (Bonfiglio, e Renati, 2012, 2014).

 

BIBLIOGRAFIA

·         Bonfiglio, N. S., Renati, R. (2012). La resilienza tra rischio e opportunità: un approccio alla cura orientato alla resilienza. Alpes Italia.

·         Bonfiglio, N. S., Renati, R. (2014). The resilience-oriented therapeutic model: A preliminary study on its effectiveness in Italian polyabusers. In Second World Congress on Resilience: From Person to Society, Timisoara, Romania.

·         Bonfilgio, N. S., Renati, R., Pessa, E., & Penna, M. P. (2018, June). The influence of resilience factors in the treatment of substances addiction: A Multylayer Perceptron Predictive Model. In 2018 IEEE International Symposium on Medical Measurements and Applications (MeMeA) (pp. 1-5). IEEE.

·         Koob, G. F., & Le Moal, M. (2005). Plasticity of reward neurocircuitry and the'dark side'of drug

·         Luthar, S. S. (Ed.). (1997). Developmental psychopathology: Perspectives on adjustment, risk, and disorder. Cambridge University Press.

·         Nibuya, M., Tanaka, T., Satoh, Y., Nomura, S.(2012). Psychobiological aspects of stress: Resilient life through successful allostasis. In Egan S.J (Ed.) Post-Traumatic Stress Disorder (PTSD): Causes, Symptoms and Treatment, pp. 141-157.

·         Rutter, M. (1987). Psychosocial resilience and protective mechanisms. American journal of orthopsychiatry, 57(3), 316.

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